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0410

Three Voices

Livia Rado, soprano

Davide Tiso, regia del suono

  • Morton Feldman, Three Voices, per soprano e nastro (1982) 

Three Voices di Morton Feldman è una tessitura di passaggi ripetitivi men che minimi. Succede qualcosa – uno scarto – che subito si ritrae nello sfondo.

Una lunga meditazione sulla morte nel 1980 dell’amico pittore Philip Guston, elaborata sugli sparuti versi di un altro amico, scomparso nel 1966, il poeta Frank O’Hara. Feldman è minimalista in un modo suo, ipnotico e delicato come i “circled whirling” della neve che cade, nelle parole del poeta (Frank O’Hara, Wind, to M.F., 1957). Una sorta di requiem nel quale qualcuno ha ravvisato la stessa “sovrana innocenza” che Barthes riconosceva in un’istantanea della madre da bambina.

Il pezzo può essere realizzato con tre voci dal vivo, oppure con una voce dal vivo insieme ai suoi alter ego preregistrati. Feldman preferiva questa seconda per due motivi: le differenze timbriche fra le voci devono essere minime o nulle, in secondo luogo la forma degli altoparlanti gli ricordava le tombe.

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