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2809

Lontano da qui

Opera

musica di Filippo Perocco, libretto di Riccardo Fazi

Madre Daniela Nineva
Figlia Livia Rado
Natura Emanuela Sgarlata

Ensemble Strumentale del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto
Ensemble L’arsenale

direttore Marco Angius
regìa, scene e luci  Claudia Sorace / Muta Imago
drammaturgia Riccardo Fazi
realizzazione scene e video Maria Elena Fusacchia

nuovo allestimento
coproduzione Istituzione Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli” e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia

opera commissionata da Istituzione Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”
con il supporto di Fondazione per la Musica Cauta, vagliai la mia piccola vita
separai ciò che svanirà
da ciò che durerà
finché una testa come la mia
a sognare si metterà

(Emily Dickinson, “I cautious scanned my little life”)

Lontano da qui è una novità assoluta affidata a uno dei compositori più in vista della scena contemporanea, Filippo Perocco (già presente con un titolo in stagione 2016 alla Fenice) e alla regìa di Claudia Sorace di Muta Imago, compagnia teatrale di ricerca fra corpo e modi installativi. L’opera mette in musica e in scena una riflessione sul cambiamento, la precarietà, e infine la rinascita.

«Apparentemente tutto sembra in quiete: il sole sta per tramontare come sempre e come sempre profumano i fiori. La natura si mostra serena, racchiusa nel suo eterno, ciclico movimento fatto di ritorni. La sera, è quella uguale a ogni altra. Tra le case, fatte antiche, di pietre e di stucco, ce n’è una: tra le sue mura, la voce di una figlia. Si sfila dalle lenzuola, esce dal letto, torna in bagno, si bagna il viso, entra in cucina, dove la televisione è ancora accesa.
Se il tempo veramente è ciclico, perché non provare a tornare indietro? Perché non cercare di riavvolgere il nastro? Forse, se si riuscissero a compiere gli stessi gesti, si potrebbe tornare lì, prima che tutto accada. Forse, se si rifacesse tutto perfettamente uguale, si potrebbe partire, andare via, uscire da questo tempo e mettersi in strada. Lontano da qui.» (Claudia Sorace / Muta Imago)

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