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LE DISAVVENTURE DI PINOCCHIO

una favola musicale basata sul romanzo di Carlo Collodi

Una baracca di burattini di dimensioni giganti, su cui si muovono personaggi dalle fattezze, dimensioni e qualità più varie. Il grande teatro di figura italiano si fonde con le video animazioni e il video mapping. Le composizioni originali mescolano strumenti classici ed elettronici, per uno spettacolo che affonda le radici nella tradizione, ma guarda ai linguaggi contemporanei.
La storia è quella che tutti conoscono, ma con un finale a sorpresa: Pinocchio ha origine da un pezzo di legno che racchiude uno spirito. La cosa che desidera di più è trasformarsi, crescere, diventare bambino. Viene quindi messo di fronte alla natura dell’uomo e conosce emozione, tradimento, tristezza, gioia, perdizione, tentazione, paura, amicizia, abbandono, amore e libero arbitrio. La Fata Turchina potrebbe trasformarlo, ma farà di più, facendo scoprire a Pinocchio la bellezza della propria unicità, ciò che lo rende unico e irripetibile come un’impronta digitale.

L’immaginazione è il più potente motore dell’essere umano. Il teatro è la più grande macchina di immaginazione. Le disavventure di Pinocchio è una creazione incantevole che ci ha rapiti, creazione del Trio Amadei, tre fratelli musicisti che vivono sulle colline della Valceno ma sono famosi in tutta Europa, e del Teatro Medico Ipnotico.
Avete presente quella semplicità che nasce solo da un lavoro di cesello, artigianale e sapiente? Lo spettacolo è semplicemente un capolavoro e parla al bambino che è sepolto in ognuno di noi.
Come Pinocchio, che è nascosto in un pezzo di legno. Un burattino che immagina di diventare bambino. E che, dopo tante disavventure, diverrà un bambino speciale, superando persino la sua stessa immaginazione, travalicando anche il romanzo di Collodi. La musica è la molla che fa scattare l’incantamento, ci si immerge nei colori dell’avventura umana: il caos di una tarantella, la genesi che origina dal disordine, la paura, il vento che fischia nel bosco durante un inseguimento, il carosello dei burattini di Mangiafuoco, l’incontro di padre e figlio nella pancia della balena. Il continuo rimando tra attori in carne e d ossa con le maschere, sagome e pupazzi ci ricorda che noi siamo un po’ burattini e un po’ umani, che siamo un po’ bestie e un po’ fatati. Che l’origine è sempre una trasformazione, non veniamo dal nulla e non cadiamo nel nulla. Il messaggio ci arriva leggero come la fogliolina di queste originali disavventure di Pinocchio.

Donata Meneghelli

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