Il Bestiario della Terra di Yuval Avital


Progetto dell’anno del Reggio Parma Festival, “Il Bestiario della Terra” di Yuval Avital è un ricco programma di eventi che si è snodato nel corso del 2022 tra le città di Parma e Reggio Emilia, toccando luoghi diversi e coinvolgendo comunità ed enti locali.
Quattro mostre, due installazioni, tre weekend di eventi dal vivo: un cammino intenso e lungo attraverso il confine che separa l’uomo dall’animale.
Grande il successo di pubblico: 20.000 visitatori alle mostre e installazioni e quasi 5.000 spettatori agli eventi dal vivo.

Il Canto dello Zooforo

In collaborazione con: Daniele Pellicellli; Audio Link; Angelo Farina (Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma); Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma (Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina; Scuola comunale dell’infanzia Ernesto Balducci di Reggio Emilia(Atelierista Filippo Chieli).
Creato in dialogo con: Laboratori di sartoria e scenografia del Teatro Regio di Parma.

Punto di partenza della macro-opera Il Bestiario della Terra, l’inedita installazione icono-sonora “Il Canto dello Zooforo” di Yuval Avital si ispira ai bassorilievi dello Zooforo di Benedetto Antelami nel Battistero di Parma, le cui creature, reali e immaginarie, trasposte da Avital in una partitura grafica, sono state fatte interpretare dai bambini della scuola comunale dell’infanzia Ernesto Balducci di Reggio Emilia, in un’azione mimica della voce. I loro versi riecheggiano all’interno della scultura materica in cui il pubblico è invitato a entrare.
Realizzata con centinaia di metri di tessuto tinto a mano, simboleggia un ventre femminile inteso come principio da cui ogni essere, umano o animale, proviene.
All’esterno invece si diffonde un’altra composizione originale di Avital, creata a partire dal Cantico delle Creature di San Francesco ed eseguita dal Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma, in cui l’Universo, il Sole, la Luna, gli Animali prendono la parola tramite veli sonori rielaborati elettronicamente.

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Anatomie squisite

In dialogo con la Collezione Spallanzani
A cura di Alessandro Gazzotti
In collaborazione con Consorzio Oscar Romero in Poleveriera; Fondazione Famiglia Sarzi; Soc. Coop. Il Carnevale di Castelnovo di Sotto; Tarsie s.a.s; Maestranze della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia

Anatomie squisite è la mostra che segna un secondo punto di partenza nell’indagine di Avital sull’Uomo-Animale; da una parte chiede: “che cos’è un corpo, un organo? come percepiamo un insieme di cose come un corpo? quali sono i confini tra l’anatomia scientifica e quella d’arte?”; dall’altra parte, nella logica che unisce le fila del Bestiario della Terra, rappresenta, insieme al Canto dello Zooforo, la prima tappa, quella dell’infanzia – quindi il gioco, il sogno, lo stupore, il subconscio.

L’Anatomia, il Corpo e i suoi Organi si spiegano tramite il modus operandi della mostra, a partire dalla mise en espace espositiva: le opere di Avital si innestano su animali mummificati, reperti archeologici, manufatti antichi o comuni, in uno stretto dialogo tematico e suggestivo con le collezioni dei Musei Civici (includendo oggetti conservati nei magazzini e solitamente non esposti al pubblico) e in particolare con la celebre Collezione Spallanzani.

Come in un’operazione di macro-innesto, Avital interviene, trasformandoli, anche sugli spazi dei Musei: dalle pareti e dai pavimenti dei corridoi fuoriescono vene e arterie, realizzate in dialogo con le professionalità sceniche e sartoriali della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia.

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Lessico Animale. Prologo

A cura di Cristiano Leone
In collaborazione con il Corso di Alta Formazione Teatrale di Teatro Due “Casa degli Artisti” e APE Parma Museo

Nel percorso di Lessico Animale. Prologo, Yuval Avital ha accompagnato gli allievi del Corso di Alta Formazione del Teatro Due di Parma Casa degli Artisti, in un complesso processo di trasformazione durato sei giorni, come la genesi narrata da innumerevoli culture. La mostra ha raccontato questa trasformazione.
Da attori sono diventati prima performer poi animali e, infine, di nuovo ma in modo diverso, esseri umani. L’intero processo è filmato e fotografato dall’artista, che con i corpi dei performer ha realizzato anche dei calchi: come rovine del caos, tracce dell’originaria apertura all’essere. O come rovine del nostro tempo che chi sopravvivrà, forse, ritroverà un giorno.

Il lessico animale di Yuval Avital, esplorando la natura attivo-dinamica dell’universo, supera l’illusoria opposizione umanità-animalità, presente sin dal titolo come un paradosso. La categoria del ‘lessico’, in quanto formulazione propriamente umana, dovrebbe infatti escludere – o dominare – quella di ‘animalità’.
La soluzione all’apparente contraddizione si trova proprio nella tradizione medievale dei bestiari. Ed è così che nel percorso del Bestiario, umano e animale dialogano, non escludendosi mai reciprocamente. Ne è nata così un’opera-manifesto di quella zona di confine tra performance art e teatro, tra visivo e performativo.

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Murale Cadavre Exquis

Esecuzione di Simone Ferrarini.

Lungo il muro del Magazzino delle Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia, si sviluppa un murale lungo 80 metri, che, pur avendo vita autonoma, si lega alla mostra Anatomie Squisite ai Musei Civici di Reggio Emilia, in cui è comparso sotto forma di video realizzato da Marco Noviello-OoopStudio e di grande foto, realizzata da Andrea Mazzoni.

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Persona

Mostra monografica a cura di Chiara Canali e Camilla Mineo
Promossa da Parma 360 in collaborazione con Reggio Parma Festival.

Mostra che fa perno, sviluppandosi, sulle celebri maschere sonore di Yuval Avital, Persona rappresenta la maturità. La maschera permette a ciascuno, nascondendolo, di esprimere le verità più profonde, il vero proprio “io” e di conseguenza l’anima primordiale, ancestrale, istintiva, ovvero animalesca, racchiusa in ciascuno di noi e che finalmente può aprirsi una strada di comunicazione verso il mondo.

Realizzate dall’artista in collaborazione con eccellenze artigianali toscane (nel 2019 in occasione della mostra monografica Nephilìm, al Museo Marino Marini di Firenze, e presentate nel 2021 a Milano nell’installazione site-specific Mikvé, ai Bagni Misteriosi di Milano), le maschere sonore di Avital racchiudono un forte significato simbolico sotteso da cui trapelano mistero, artificio e rito.

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Membrane

Mostra monografica a cura di Marina Dacci.

Il progetto Membrane si è articolato e ha abitato diverse stanze dei Chiostri di San Pietro, in cui pittura, disegno, fotografia, video e suono hanno dialogato all’unisono: un invito a infrangere i rigidi confini tra uomo e natura considerando entrambi parte essenziale di un’energia universale in cui inscriversi.
La partitura sonora, elemento trainante, attiva e connette le immagini statiche e in movimento. Il suono conduce alle radici profonde della memoria collettiva per poi riportare la luce e la lievità dell’aria.

Tensione e abbandono sono tratti salienti del movimento dei corpi nelle performances al pari dell’istintivo gesto pittorico di Yuval Avital che caratterizza la sua produzione artistica: entrambi si aprono e si dissolvono in una stretta relazione con la terra di sapore arcaico e simbolico e dal forte impatto taumaturgico.

Mostrario. Parte I | Teatro Regio di Parma

Ad accogliere il pubblico le sirene, mitiche adescatrici irresistibili quanto insidiose che Avital ha rappresentato come sculture sonore, gabbie che imprigionano esseri puri, eco di mondi senza tempo. Ad interpretarne la voce limpida e cristallina, i cantori del Coro di Voci Bianche del Teatro Regio di Parma, preparati da Massimo Fiocchi Malaspina.

I licantropi, sul palco, diventano artefici di uno dei più antichi episodi di violenza sulle donne, il ratto delle Sabine. I ballerini di MM Contemporary Dance Company hanno dato corpo a un’allegoria danzante, guidata dalla voce della cantante iraniana Farzaneh Joorabchi e dall’ensemble di fiati, percussioni e live electronics dell’Orchestra Rapsody. Una scena di grande potenza espressiva, che spinge lo spettatore a interrogarsi su cosa trasforma un uomo in un essere così mostruoso, in grado di compiere atti così efferati. A dominare il palco, il gigante Argos, la cui enorme figura è composta in un videomapping dagli occhi di tutti coloro che, rispondendo alla chiamata del Teatro Regio, hanno prestato il proprio sguardo al mitico mostro che si è fatto così contemporaneo, specchio dello smarrimento del nostro tempo.

Alla salamandra, anfibio che resiste al fuoco ed emblema di autocontrollo e purezza, è stato dedicato un lungometraggio girato a Salsomaggiore Terme. La drammaturgia originale di Avital, realizzata con il coinvolgimento di numerosi cittadini, è interpretata dagli attori Francesca Diprima e Andrea Mattei, dai danzatori di Professione Danza e dalle sincronette di Sport Center Parma Polisportiva.

Nella Discoteca degli Sciapodi, umanoidi con un solo piede, interpretati dai danzatori di Artemis Danza, hanno ballato insieme ai visitatori in un silent rave, con il live set di Simona Zamboli e il pianoforte di Maria Grazia Bellocchio.

Delicate sculture in vetro scintillante, nate dalle mani dell’artigiano e mastro vetraio Lucio Bubacco, hanno creato insieme ai flauti dell’Orchestra Rapsody la suggestione di un coro-stormo di uccelli e mostri alati in un potente incontro-scontro tra gli opposti.

Sala delle Sirene | Foyer
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Sala dei Licantropi e Ratto delle Sabine | Palcoscenico e Platea
Audio

Audio Wolves_Yuval Avital

Traccia audio Wolves_Yuval Avital

Sala del Gigante Argos | Palcoscenico
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Le Terme della Salamandra | Sala del Camino e Sala Pompeiana
Il Coro degli Uccelli | Sala Negri
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Discoteca degli Sciapodi | Sala principale del Ridotto
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Mostrario. Parte II | Teatro Due di Parma

Lo spettatore, muovendosi liberamente fra le cinque scene disseminate negli spazi del teatro, ha potuto sia incontrare alcuni dei mostri mitici radicati nell’immaginario collettivo che conoscerne di nuovi.
Un itinerario squisitamente teatrale di performance dal vivo per confronti ravvicinati, quasi a tu per tu, come quello con L’uomo nero, incarnazione di tutte le paure. Annidato nei meandri nebbiosi di un labirinto, ha attirato il visitatore e i suoi più reconditi e innominabili timori.

Invertendo la mitologia classica che la vuole mostro che pietrifica, qui la Medusa è creatura pietrificata da flussi di informazioni iper-saturanti, somministrati da un software creato dall’artista.

E poi Bosco di Cernunnos, dio celtico della fertilità maschile: nello spazio metafisico di un bosco di alti alberi, il grande dio cervo dal volto umano ha prodotto il suo canto, agito dal celebre baritono Nicholas Isherwood e da Toni Candeloro, étoile protagonista della danza internazionale, in una performance dal vivo innervata da una partitura originale di musica e poesia, riconnettendo mascolinità e fertilità alla natura incontaminata.

Una classe di diavoletti, furbi e cattivi monelli, realizzati e interpretati dai burattini e dai burattinai della Fondazione Famiglia Sarzi, ha bullizzato un inerme capro espiatorio, seguendo una drammaturgia dallo spietato epilogo.

Mentre uno stralunato clown ebreo, l’attore Ivan Zerbinati, ha raccontato le origini del Golem, conducendo, insieme a musicisti e danzatori, la performance che a partire dal gigante d’argilla, plasmato per proteggere il popolo ebraico, instilla nuovamente la domanda che domina tutto il percorso: chi è il mostro?

La Sala della Medusa | Atrio
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La Classe dei Diavoletti e il Capro espiatorio | Piccola Sala
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La Sala dei Golem | Spazio Bignardi
Il lungo corridoio dell'Uomo nero | Spazio caldaie
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Il Bosco di Cernunnos | Spazio Grande
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Mostrario. Parte III | Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia

Le sette scene sono state caratterizzate dalla singolarità del percorso, che ha accentuato le dimensioni forse più perturbanti del Mostrario. Esso ha toccato infatti spazi alquanto inconsueti, come i sotterranei e i ballatoi dell’alcova di palco, stabilendo situazioni di profonda immersività e facendo ricorso importante a tecnologie nella produzione di immagini e suoni. Il tutto a sottolineare con componenti non umane e detournements la sempiterna domanda che può persino diventare: chi è chi?

Fra le scene dal vivo, Il campo delle Mandragole ha visto la partecipazione delle soprano Monica Benvenuti e Silvia Pepe, mandragole urlanti strappate alla terra che le ha generate e immagini di mostri ibridi generate da intelligenza artificiale.

La Città dei Peluche, con otto danzatori dell’Agorà della Michele Merola Contemporary Dance Company come luogo di un’inquietante ambiguità, sotto l’apparenza tenera dei pupazzi.

La stessa compagnia è nell’installazione icono-sonora La sala della Vipera e dei Vermi giganti, vertiginosa come un pozzo che piomba da altitudini a fondi abissi.

Le Libellule e Ninfee, figure fiabesche estenuate e macilente in contrasto con la mendace suadenza di un avatar digitale.

Il Giardino segreto dei conigli, un’isola felice e turbata da presenze enigmatiche. I Topi itineranti. Il mondo sonoro di un Porcile…

Sala della Vipera e dei Vermi giganti | Alcova di Palcoscenico
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Il Salotto dei Topi | Corridoi ordini di palchi
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La città dei Peluches | Palcoscenico
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Il Campo delle Mandragole | Sala Ottagonale
Il Giardino segreto dei Conigli | Sala rossa e Sala degli specchi
Le Ninfee, le Libellule e le Idradi nello stagno | Secondo Atrio
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Porcile | Sotterranei
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