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0112

GEORGE GERSHWIN – MY TIME IS TODAY

di Luigi Ferrari

con
Fiorella Ceccacci Rubino
Massimiliano Sbarsi
e
Francesco Melani pianoforte

regia Rosetta Cucchi

produzione Fondazione Teatro Due

PRIMA NAZIONALE

9 luglio 1937: George Gershwin, ospite nella casa di un amico assente, legge una copia di Variety. D’improvviso si alza in piedi e prende ad annusare l’aria. Avverte sempre più spesso un persistente odore di gomma bruciata, che per i medici è solo un sintomo di isteria. Non sa ancora di essere vicinissimo alla fine della sua vita.
George Gershwin – My time is today racconta, attraverso la musica di uno dei massimi compositori americani del Novecento, la tensione che percorre la breve esistenza e l’intensa parabola creativa di George Gershwin. My time is today è la sua frase che meglio unisce alla consapevolezza di essere uomo del proprio tempo l’anelito verso una musica alta, una musica d’arte destinata a tutto il pubblico a lui coevo: non solo quello che riempie le altere platee delle sale da concerto e dei teatri d’opera, ma anche quello che frequenta i musical di Broadway, che affolla i dancing di New York, che compera in tutti gli Stati Uniti, a milioni di copie, gli spartiti delle sue canzoni.
Sulla scena di George Gershwin – My time is today la figura del protagonista si sdoppia. L’uomo, da un lato, ripercorre le tappe salienti della propria vita, evocate attraverso la voce dell’attore, in un monologo ricco di episodi, personaggi, ricordi e riflessioni; il compositore, dall’altro, arricchisce la narrazione e dà vita, col pianoforte solo o accompagnando la cantante che le interpreta, ad alcune tra le più belle pagine del vasto lascito gershwiniano.
L’intera esistenza del musicista scorre così in una panoramica affascinante: dalla dura gavetta di Tin Pan Alley, quando il giovanissimo George si guadagna la vita nei negozi di musica eseguendo al pianoforte qualsiasi spartito di nuova pubblicazione per gli acquirenti, fino al primo, colossale successo di Swanee; dai musical degli anni ’20 e ’30, tutti nati su versi del fratello Ira e costellati di pezzi intramontabili (Oh, Lady, be Good!Fascinating RhythmClap Yo’ HandsI got Rhythm…) fino alle grandi pagine sinfoniche di Rapsodia in blu e Un americano a Parigi. Infine, l’opera: Porgy and Bess, il capolavoro forse più ambizioso, ingemmato dalla celeberrima Summertime e inteso dall’autore non come punto d’arrivo, ma come nuova partenza verso mete negate solo dal crudo volere del destino.

Nel tardo pomeriggio del 9 luglio 1937 Gershwin, ignaro del suo stato, cade in un coma da cui non si risveglierà più. È ricoverato d’urgenza e il suo male viene finalmente diagnosticato in maniera corretta, benché tardiva: cancro al cervello. L’intervento chirurgico tentato all’alba dell’11 luglio si rivelerà inutile a salvargli la vita. La sua inopinata scomparsa, all’età di 38 anni, è annunciata a un’America attonita dall’amico e scrittore John O’Hara: «George Gershwin è morto. Ma non sono costretto a crederci, se non voglio».

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