Progetti
Evento speciale: arte e teatro
2020
Anno particolare, il 2020…piani e progetti sono saltati o rimasti sospesi in un tempo indefinito. Così è stato anche per il Progetto Speciale che ogni anno l’Associazione Reggio Parma Festival promuove. Nel 2020 l’obiettivo era coinvolgere i suoi tre partner artistici (Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Regio di Parma, Fondazione Teatro Due di Parma) nella realizzazione di un percorso comune, partendo dalla volontà di creare legami inediti tra arte contemporanea e teatro e attirare così un pubblico nuovo. Tutto fermo, in attesa di una ripartenza che si è avuta solo in questo 2021, quasi a segnare un nuovo inizio, come sottolinea anche il presidente dell’Associazione, Luigi Francesco Ferrari: “Riuscire oggi a tagliare un traguardo a lungo agognato regala al nostro progetto un significato nuovo: quello di avvio di un futuro diverso, che non voglia e non possa più prescindere dall’arte e dalla cultura come elementi fondamentali alla vita e alla crescita delle nostre comunità”. Non è stato tutto semplice né immediato, ma finalmente, nel mese di ottobre, due dei tre progetti in cantiere hanno visto la luce: l’installazione di Eva Jospin in occasione del Festival Aperto di Reggio Emilia e il sipario realizzato da Mimmo Paladino per il Teatro Regio di Parma. Si dovrà invece attendere il 2022 per vedere il “portale metallico” che sarà realizzato per il Teatro Due sempre da Paladino.
Arte e teatro, quindi, a definire il perimetro di questo progetto, affidando agli artisti la scelta di come declinare questo connubio. Ed è così che nasce l’istallazione di Eva Jospin, Côté cour côté jardin, realizzata al Teatro Valli di Reggio Emilia e inaugurata l’8 ottobre 2021.
Partendo dal linguaggio teatrale in cui, guardando il palcoscenico dalla sala, si definisce “corte” la parte destra e “giardino” la parte sinistra, l’artista francese ha immaginato una sorta di dispositivo scenico statico che, collocato al centro dello spazio, crea un movimento centripeto e offre diversi punti di vista a seconda di come si sposta il pubblico.
La dicotomia tra destra e sinistra, corte e giardino, theatron e skené, si ritrova nelle due diverse rappresentazioni scenografiche: da un lato la scena di un palazzo colonnato, che ricorda la facciata del teatro stesso, dall’altro una foresta fitta e misteriosa. Due ambienti che permettono diverse possibilità rappresentative. Nel repertorio classico, molte opere si svolgono tra questi due paesaggi: il palazzo, spesso simbolo della città, è il luogo dove l’uomo è padrone del suo destino. La foresta è il luogo oscuro, regno di misteri e insidie, spazio spesso catartico. L’opera della Jospin tiene insieme da un lato la razionalità, nella rappresentazione del palazzo colonnato, dall’altro l’emozionalità, rappresentata da una foresta dove tutto può accadere.
Altra declinazione e altra esperienza artistica, il 10 ottobre al Teatro Regio di Parma, in occasione del disvelamento del sipario di Mimmo Paladino, realizzato dall’artista presso i Laboratori scenotecnici del Teatro Regio guidati da Franco Venturi.
“C’è in questo sipario una dedica sotterranea – racconta Paladino – Siamo nella patria di Giuseppe Verdi e la sua musica è stata la fonte ispiratrice, che mi ha fatto pensare a una sorta di sinfonia cromatica di frammenti figurativi. Si tratta di una dedica non esplicita, ma la musica di Verdi è stato il punto di partenza. Questa esplosione cromatica – continua – vuole essere un segnale di positività. Dopo una tragedia come quella che abbiamo vissuto, c’è voglia di pensare a qualcosa che porti felicità. E forse questa esplosione di colori brillanti è anche il risultato di questo momento storico. Un significato per certi versi inconscio, ma che emerge prepotentemente come la voglia di tornare a frequentare il teatro”. Lo svelamento è stato affidato al progetto del visual artist Paolo Ferrari C999 che ha intessuto un racconto mettendo in connessione l’opera con i linguaggi dei nuovi media.
“Il Teatro Regio di Parma si arricchisce di un nuovo sipario – dichiara Anna Maria Meo, Direttore generale del Teatro Regio – che aggiunge un segno prestigioso al suo primo bicentenario, accostando alle pennellate neoclassiche del sipario storico di Giovan Battista Borghesi, le geometrie e le cromie brillanti di Mimmo Paladino. Storia e Tradizione. Contemporaneità e Futuro. Per rinnovare il memoriale di un rito che ci riporta alle radici del teatro e della musica e che continua a interrogarci e a farci crescere come comunità”.
Restiamo in attesa del portale metallico del Teatro Due, che saprà completare al meglio questo percorso divenendo un nuovo fondamentale tassello di ripartenza.