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Haye: Le parole, la notte
Per 3 solisti, attore, complesso vocale, quartetto d’archi e ensemble strumentale
musica di Mauro Montalbetti
libretto di Alessandro Leogrande
Personaggi e interpreti
Yasmina, Cristina Zavalloni
Luam, Elizangela Torricelli
Karim, Gabriele Mari
Politico, Alessandro Albertin
Ensemble strumentale della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Quartetto Mirus
Zero Vocal Ensemble
direttore Francesco Bossaglia
regìa e video Alina Marazzi
scene, costumi e luci Angelo Linzalata
Commissione della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia / Festival Aperto – Nuovo allestimento in prima assoluta
Produzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia in collaborazione produttiva con Milano
In collaborazione con Istituto Luce Cinecittà
AAMOD Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
si ringraziano inoltre :
Giulio Piscitelli, fotografo rappresentato dall’agenzia Contrasto
Jan Van IJken
Mercoledì 27 settembre, alle 18, al Teatro Valli incontro su “Haye”: Le parole, la notte,
I protagonisti raccontano l’opera in musica.
Ingresso libero
Replica il 1 ottobre ore 18.
“Nella mia recente produzione, l’opera, il teatro musicale, si pone certamente al centro del processo creativo. Con le precedenti opere Il sogno di una cosa (Reggio Emilia, Milano, Brescia Ottobre 2014) e Corpi eretici (Reggio Emilia 2015), “Haye”: Le parole la notte si pone come ideale conclusione di un trittico dedicato al teatro musicale civile.
‘Haye’ significa ‘Avanti’ in tigrino, lingua diffusa fra Etiopia ed Eritrea, e riassume in una parola la filosofia di sopravvivenza del migrante: andare sempre avanti, mai tornare indietro. Il tema dell’opera è infatti quello delle migrazioni, tragedia del nostro tempo trattata in parallelo con il nostro passato italiano di emigranti: una sorta di rispecchiamento che cambia il punto di vista sul problema, rispetto a quello offerto dai media, in senso più ravvicinato, umano, poetico.
In questa partitura l’iterazione fra il suono e il video sarà fondamentale in quanto la narrazione si articolerà su piani diversi ora assegnati al video ora ai protagonisti in scena, alternandosi e sovrapponendosi a seconda delle necessità drammaturgiche.
Musicalmente, questo affresco polifonico di corpi, immagini e suoni si svolgerà come un continuo dialogo fra 4 voci (soprano, tenore, voce femminile non impostata, attore) e sonorità eterogenee saldamente organizzate in percorsi armonici molto precisi e attraverso una drammaturgia del suono tesa a sottolineare, contrastare, avvolgere il canto, la parola. Proprio per la centralità della parola, cantata o recitata si evidenzieranno tre piani sonori distinti: il quartetto d’archi, un complesso vocale di otto voci in scena, e un ottetto di giovani strumentisti che interverranno dalla buca d’orchestra.” (M.M.)