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0812

The Diary of one who disappeared

Leoš Janácek, Annelies Van Parys, Ivo van Hove

Musica di Leoš Janácek, Annelies Van Parys

Ed Lyon tenore
Marie Hamard mezzosoprano
Lisa Willems soprano (trio)
Trees Beckvé soprano (trio)
Raphaèle Green mezzosoprano (trio)
Lada Valešová pianoforte
Wim van der Grijn attore

regìa Ivo van Hove
scenografia e luci Jan Versweyveld
costumi An D’Huys
drammaturgia Krystian Lada
produzione Muziektheater Transparant

C’è tanto fuoco emozionale in questo lavoro. Così tanto fuoco
che se ne fossimo accesi saremmo ridotti in cenere.

(Leoš Janácek)
È il 1917 quando il compositore ceco Leoš Janácek (1854-1928) incontra, in una località termale, Kamila Stösslová, di quasi 40 anni più giovane di lui. È sposata e ha due bambini, il che non impedisce a Janácek di innamorarsene profondamente. La relazione resta platonica, ma egli conserverà un’ossessione per lei fino alla propria morte – con più di 700 lettere ardenti a provarlo. Kamila gli sarà di ispirazione per alcune delle sue opere più importanti, come Kát’a Kabanová e L’affare Makropulos. Un anno prima Janácek aveva letto su un quotidiano una serie di poesie anonime sul ragazzo di un villaggio, Janik, che innamoratosi follemente di una giovane zingara, lascia tutto per seguirla. Il compositore riconosce nelle poesie il riflesso dei propri sentimenti così, ispirandosi a quelle, scrive una serie di canzoni che possono essere descritte come un autoritratto intimo. Potranno il desiderio e la passione liberare Janik dal suo ambiente soffocante? O getterà via la propria vita per un’illusione?
La forma del lavoro è unica, nella sua originalità: 22 canzoni per tenore e pianoforte, più altre tre al centro per piccolo coro femminile e una mezzosoprano che rappresenta Zefka, la ragazza zingara. Conquistata dall’organico vocale, la compositrice belga Annelies Van Parys ha scritto una risposta a questa toccante storia d’amore.
«Il diario di uno scomparso, anche se meno conosciuto rispetto alle grandi opere di Janácek, decisamente non è loro inferiore. La forza di questo breve lavoro sta in una duplice vitalità. In primo luogo nella ruvida poeticità di versi dal tono popolare e fiducioso. Poi nell’appassionata infatuazione di Janácek per la giovanissima Kamila, fatto che permea il lavoro di un disperato e rovente desiderio di impossibile, per un nuovo inizio.» (I.v.H.)

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