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2010

Canzoni di guerra, di lavoro e d’amore

Silvia Tarozzi – Debora Walker

Violino e voce – violoncello e voce«Il nostro duo nasce da un’amicizia che subito prende forma in un sodalizio artistico sviluppatosi attraverso progetti di improvvisazione, collaborazioni con compositrici e compositori dell’area contemporanea più sperimentale (Eliane Radigue, Philip Corner, Pascale Criton, Tim Parkinson) e incursioni nella new-wave italiana (Offlaga Disco Pax).
Partendo dalle nostre comuni radici geografiche, abbiamo intrapreso un lavoro di reinterpretazione dei canti popolari dell’universo contadino emiliano e della Resistenza. La fonte di ispirazione più forte sono senz’altro i cori delle Mondine, o Mondariso (lavoratrici delle risaie), con le loro polifonie, il timbro tipico delle voci e l’intensità del loro canto.
Esplorando le caratteristiche sonore e stilistiche di questo repertorio, le abbiamo tradotte in un gioco di reinvenzione e trasformazione. Con violino, violoncello e voce usati come nuovi elementi per una polifonia corale, abbiamo messo in valore alcuni aspetti della vocalità o della struttura dei canti tradizionali. Le parole delle Mondariso raccontano le loro fatiche, il lavoro pesante e mal pagato, gli amori, la guerra, la rivolta sociale, la violenza del potere e il desiderio di giustizia.Questa storia umana e sociale ci riguarda da vicino: è quella di canti e racconti trasmessi e ascoltati in casa, nelle feste di paese o a scuola, quando l’ANPI o il Comune invitavano donne e uomini a raccontare e a cantare ai bambini la loro esperienza in guerra e nei campi.Oggi, lontano dalle risaie e da quel tempo, non cerchiamo di rievocare questa memoria attraverso l’imitazione di una tradizione, ma proviamo invece a riproporla attraverso un linguaggio personale, nato dai nostri ascolti e dalla ricerca sonora, gestuale e musicale, intrapresa lavorando con musicisti e artisti di diversa provenienza. Toccate dal potere evocativo di quelle voci di donne e dalla forza della loro comune esperienza di vita, abbiamo tracciato una nostra geografia emotiva, in cui il rapporto con il territorio emiliano e la sua storia entrano in risonanza con altre sonorità, altri territori.Abbiamo cercato di aprire questa nuova via ai canti “affinché quello che resti sia l’esperienza che si può trasmettere ed evolvere, non il fenomeno che si può unicamente catalogare ed interpretare” (Placida Staro, Il canto delle Mondine di Bentivoglio).» (S.T. e D.W.)

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